“I migranti distruggeranno la nostra cultura, le nostre radici religiose”, questo è uno degli slogan che garantisce una comune visione d'intenti con i suoi estimatori. Una frase che serba una qualche verità. Perché se è falso che distruggeranno la nostra cultura, in quanto la nostra cultura è quella mediterranea che abbraccia anche la loro, è vero che sulle immigrazioni molti Stati hanno perso la loro religiosità nel rifiuto all'accoglienza e alla solidarietà. Ritengo che il futuro passi attraverso l'immigrazione. Attraverso una politica globale che si interessi a risolvere il tragico fenomeno delle immigrazioni prevenendole. In Turchia, dove Erdogàn a Giugno è stato rieletto presidente con un nuovo sistema costituzionale che gli conferisce poteri ampiamente rafforzati, l'immigrazione piuttosto che risolverla è stata tradita. Il volto dell'Unione Europea è un muro di ferro e cemento alto tre metri, lungo più di 800 chilometri, pattugliato notte e giorno da mezzi militari pagati anche con fondi di Bruxelles. Ed è così che si presenta oggi il confine lungo l'intera Turchia a chi cerca di sfuggire alle stragi in corso in Siria. Perché l'Europa che ha consacrato la sua fede nei precetti Cristiani dell'accoglienza e dell'umana solidarietà ha finanziato la costruzione di un muro con un paese, quello Turco, che vanta omicidi e assassini per la dura opera di repressione del dissenso dopo il controverso colpo di stato dell'anno scorso. Un muro che blocca l'ingresso di chi fugge dalle fauci aguzzine di un'ennesima dittatura siriana a guida Assad. L'Oriente Mediterraneo vive oramai da lustri e decenni fasi d'instabilità dovute anche ai forti interessi che hanno spinto, e continuano a spingere, le potenze occidentali ad intervenire militarmente negli scenari di guerra, perché Invece di gestire le crisi, gli Usa hanno mirato a risolverle con la guerra. Questo è soltanto un piccolo spaccato di mondo, che invece vive una forte instabilità e tensioni, derivanti da interessi che logorano costantemente i rapporti tra gli Stati. La Russia, per esempio, che con Putin nel suo discorso di fine anno minaccia una nuova possibile guerra atomica con gli USA, invitando l'Europa a non “squittire” se dovessero rispondere ad un riposizionamento di basi missilistiche americane sul territorio continentale. Oppure il Sud America sempre più in crisi con un Venezuela dissanguato e un Brasile nelle mani di Bolsonaro. Giano invita ad un equilibrio, quel giusto equilibrio che porterebbe a volgere un sincero sguardo avanti e indietro. Un equilibrio che porterebbe a garantire un facile riassestamento delle disuguaglianze, perché il particolare scenario descritto, in parte, va considerato nella misura in cui si tenga conto che le forbici della povertà vanno sempre più aprendosi, con meno ricchi che continuano ad arricchirsi e più poveri che malgrado tutto continuano ad impoverirsi. Il 2019 sarà l'anno europeo, l'anno delle elezioni che più di altre compiute in passato, determineranno significativamente il futuro di un'intera comunità. In un panorama così descritto, scosso da rapporti diplomatici molti instabili, l'Europa può riprendersi il posto di forza equilibratrice che ha perduto negli ultimi decenni. Farlo con una determinazione di fondo, quella di non rinunciare ai propri principi che l'hanno resa frontiera di umanità, accoglienza e libertà, elementi distintivi conquistati da anni e secoli di guerre e lotte fratricide. Se realmente intendiamo difendere i nostri confini europei, dovremmo difendere i nostri principi. L'Europa non è un continente a sé, fa parte di un continente molto più grande che è l'EurAsia, della quale diverrebbe un'umile appendice occidentale, se non ci distinguessimo per quelle convinzioni, per quei fondamenti che condividiamo da oltre settantanni e che c'hanno liberato dalle guerre atroci che hanno caratterizzato l'ultimo secolo. Quindi, difendere si i nostri confini, che non sono territoriali, perché sempre più dovremmo ambire ad allargare, e non restringere, le frontiere europee, perché ciò significherebbe che altri stati, altre nazioni condividerebbero con noi quei convincimenti di libertà, uguaglianza e fraternità, che hanno reso queste terre sacre a Dio.
Ripartire quindi da Giano. Progredire per il benessere di tutti, guardando avanti, senza dimenticarci del nostro passato, e ricordarci che non è quello che hai fatto nella tua vita passata a influenzare il presente, ma è ciò che fai nel presente che redimerà il passato e logicamente cambierà il futuro.
Buon 2019 #Europa!!!