CANNALONGA (SA), LA SECOLARE FIERA DELLA FRECAGNOLA - Emmetag

Documenti testimoniano che la Fiera della Frecagnola - che si tiene il sabato precedente la seconda domenica di settembre a Cannalonga (Sa) - sia datata 1400. Durante il Medioevo, le fiere si affermarono soprattutto con l’appoggio della Chiesa e si svolgevano non lontano dai centri di culto. Quella di Cannalonga (resistita come poche altre nel Cilento, si pensi alla fiera che si tiene a Stio, detta della Croce), pur subendo delle modifiche nel corso dei secoli, è stata ed è, per eccellenza, la fiera del bestiame nel Cilento.

Nel corso del tempo, la Fiera ha subito molteplici cambiamenti. In primis il nome, essa era prima dedicata a Santa Lucia e si teneva nel mese di dicembre, ma più tardi, nel ‘700, i duchi Mogrovejo, nobile famiglia del luogo, decisero di anticiparla al mese di settembre per le migliori condizioni metereologiche.

Dal punto di vista terminologico, pare che significhi “fregatura”, perché si poteva venir “fregati” appunto, presi in giro nell’acquisto del capo di bestiame.

Oggi, oltre alla tradizionale fiera del sabato, l’evento, attrattore di migliaia di visitatori, si tiene dal mercoledì che precede la seconda domenica di settembre ed è uso mangiare in tipiche barracche, cioè degli allestimenti provvisori, che le persone del luogo preparano per ospitare i buongustai.

L’esperienza gastronomica nella barracca è, senza dubbio, un’esperienza per palati robusti e forti, in grado d’apprezzare la ruralità della fiera e i tempi lenti tipici di questa terra. Tempi che scandiscono anche la preparazione del piatto clou, cioè il bollito di capra (capra vudduta). La sua preparazione è per gli abitanti di Cannalonga un rito, infatti, dopo aver acquistato la capra (l’animale dev’essere intero, di taglia media e giovane), viene prima tagliata a pezzi, poi messa in una casseruola con acqua fredda, la quale dev’essere portata ad ebollizione con l’obiettivo di sgrassare la carne, (l’operazione va compiuta più volte a seconda della necessità), successivamente si calano in acqua sedano, carote, patate e pomodori ed, infine, si cuoce lentamente per tre o quattro ore a seconda della grandezza del capo di bestiame.

E', anche, possibile degustare i salumi e i formaggi del luogo, i fusilli tirati a mano, la carne arrosto e la cusutula, ossia la tasca di vitello imbottita con formaggio di capra, pane raffermo e prezzemolo.

La fiera è, senza dubbio, una delle espressioni più autentiche della ruralità nell’Appenino Meridionale. E, noi, di Emmetag, le auguriamo ancora lunga vita!

parole e scatti di Maura Ciociano

foto di copertina di Alessandro De Vita

Le foto dei piatti sono state scattate nella Barracca Cinque Lingue. Da quest’anno, in tutte le barracche, grazie ad Antonio D’Agosto - Cibbì è stato possibile bere vini delle cantine cilentane.