"Da quei ricordi ed emozioni d’infanzia è nato il desiderio di recuperare questa produzione che porto avanti con mia moglie Tania, maestra dei Torroncini" intervista a Francescantonio Cavalieri - Emmetag

 

Intervistiamo per Emmetag Francescantonio Cavalieri apicoltore e agricoltore lucano. Consigliere Nazionale del FAI (Federazione Apicoltori Italiani). Di Roccagloriosa, in Cilento, non lontano dal monte Bulgheria, tra i fiumi Lambro e Mingardo, Cavalieri insieme alla sua famiglia cura un’azienda agricola fondata da suo nonno negli anni Ottanta e che, intorno al miele ha costruito una filosofia di vita. Oggi l’azienda produce anche farro, legumi, olio e, soprattutto il Torroncino degli Sposi, un antico dolce che le donne del luogo preparavano durante i banchetti nuziali.

Francescantonio, com'è nata questa passione per l’agricoltura? 

       Mi ero reso conto che chi veniva da fuori nel Cilento trovava solo un’offerta turistica legata soprattutto alle località marittime, ma non vi era un’importante valorizzazione dell’interno, delle campagne cilentane ove da sempre si sono realizzati prodotti agroalimentari. Bisognava ripartire dall’agricoltura come volano di crescita del territorio.

Sei stato in Svizzera. Quanto l’esperienza all’estero ha cambiato la tua vita?

         La Svizzera è stata un'esperienza che conservo e porto sempre nel cuore. Partii nel 1985, un anno dopo il diploma, non era la prima volta, perché c'ero stato da piccolo in ferie e in visita da parenti, anche mio padre lavorava in Svizzera in galleria. Sono stato fortunato, ho lavorato per circa cinque anni come meccanico in galleria, nel 1991 mi sono sposato e ho cambiato lavoro: facevo il meccanico CNC ed ero responsabile, presso l’azienda in cui lavoravo, ISO9001. La Svizzera mi ha fatto scoprire la mia identità, mi ha fatto desiderare le tradizioni, rispettarle e apprezzarne, difendere il Made in  Italy, e, soprattutto, i prodotti legati ai territori. Capita spesso a chi va via, all'estero, di difendere le tradizioni della terra d’origine, si pensi alle tradizioni culinarie. Quando si va all’estero, oltre ai prodotti della terra che ti ospita, le famiglie preparano quelli della terra da cui provengono. La Svizzera sicuramente mi ha fatto apprezzare il valore del territorio dove sono nato, in vent'anni di emigrazione non passava un solo giorno che pensassi ai miei familiari, ai miei amici. Solo chi ha fatto un'esperienza lontano da casa può apprezzare, difendere ed esigere il meglio per il territorio, che purtroppo sta perdendo giorno dopo giorno l'identità che nessuno propone e difende come realmente si dovrebbe.

Non solo miele, ma anche farro, torroncini degli Sposi. Descrivi un po' la tua linea imprenditoriale.

          Esatto! Non solo miele. Qui mi ha aiutato l'esperienza all'estero; nella vita bisogna avere sempre un piano B e anche C e così via. Bisogna diversificare. Facendo un esempio recente, nel 2019 il settore apistico, a causa fattori climatici e non solo, ha avuto un’inversione di tendenza. Il clima ha dimezzato la produzione di miele. La diversificazione ha aiutato a superare questa crisi all’azienda da un punto di vista imprenditoriale. Ma le problematiche legate a questo settore vanno affrontate con cura. Io lo sto facendo, nel mio piccolo con la federazione e con le associazione di cui faccio parte.

Per i torroncini, andrebbe fatto un discorso a parte, quanti ricordi! Da bambino, in paese, ogni volta che si celebrava un matrimonio, era una festa! Noi piccoli andavamo a prendere le sedie in ogni casa, le quali venivano prestate per l'occasione. Infatti, a Roccagloriosa la maggior parte dei matrimoni venivano fatti a casa Caruso, lì la signora Clara preparava i dolci con il naspro (altra specialità locale) ed i torroncini, i quali venivano serviti ai commensali con liquori di alloro, mandarino ecc. in bicchierini d’acciaio. Noi bambini avevamo il compito, finita la festa, di restituire le sedie. Come premio ci veniva offerto un “fangotto”, una guantiera di dolci per ringraziare. La stessa veniva utilizzata anche come bomboniera. Da quei ricordi ed emozioni d’infanzia è nato il desiderio di recuperare questa produzione che porto avanti con mia moglie Tania, maestra dei Torroncini. Oggi, questi dolci sono apprezzati in tutta Italia, vengono richiesti per i matrimoni e godono del marchio prodotto tipico della regione Campania. Per quanto riguarda il farro, anche qui sono partito da un ricordo. Mio nonno mi parlava sempre del farro che coltivavano i suoi nonni prima che arrivasse il grano che ha permesso di aumentare notevolmente le produzioni. Noi abbiamo la pietra con l'aratro in legno che veniva usata per la lavorazione. Sono onorato di aver contribuito alla ripresa produttiva nella nostra zona dove solo io ho coltivato circa sette ettari di farro. L’unica nota dolente i cinghiali che devastano i campi contribuendo alla rinuncia e all'abbandono delle coltivazioni.

Concludiamo. Il Pane dolce del Natale cilentano è un'idea imprenditoriale di successo fatta di sinergie che porti avanti con altri imprenditori locali, in che consiste?

            Un'idea che nasce dall'esigenza di "sopravvivenza territoriale". Esagerato! Facendo un'analisi nel periodo del Santo Natale c'è tutto e di più sulle tavole addobbate, sempre con meno prodotti del territorio. Da qui nasce l'idea di fare arrivare anche i nostri prodotti genuini sulle nostre tavole. E quale altro prodotto se non che il panettone!

Francescantonio Cavalieri

Contrada Ricuso SNC,
84060 Roccagloriosa – SA

Tel: +39 328 3270598
Fax: 0974 270793
info@apicolturacavalieri.com

www.francescantoniocavalieri.it

intervista raccolta per Emmetag da Maura Ciociano

scatto gentilmente concesso da Gaetano del Mauro, eseguito in occasione di Ritratti di Territorio 2018