Quel ramo del lago di Como di manzoniana memoria che riecheggia spesso nel comune immaginario (almeno di noi italiani) non è l'unico ramo a incorniciare un paesaggio mozzafiato e quasi sospeso nel tempo. Tra la provincia di Novara e quella di Verbano-Cussio-Ossola riposa ormai da millenni, nella sua conca scavata dal ghiacciaio del Sempione, il lago d'Orta. Attorno a esso è cresciuto nel tempo un borgo ridente fatto di stradine e scorci caratteristici, di botteghe e di negozietti di souvenir. Il colore e il profumo dei ciclamini, piantati qua e là nelle aiuole, insieme alla natura circostante, lo rendono un posto particolarmente adatto agli innamorati. Al centro del lago, laddove il cielo e l'acqua assumono lo stesso colore, sorge la piccola isoletta di San Giulio, con la chiesetta dedicata al Santo. La si raggiunge in poco meno di dieci minuti, con una barchetta che fa da spola tra le due sponde, e la si visita tutta in poco meno di quindici. Orta e il suo lago, come ogni posto che reca in sé un certo fascino, hanno una leggenda da tramandare. Pare che nel VI secolo d.C., con il consenso dell'imperatore Teodosio, i due fratelli greci Giulio e Giuliano abbiano raggiunto questo posto per distruggere il culto pagano e costruire chiese cristiane. Non essendoci nessuna maniera di attraversare il lago, Giulio (poi diventato Santo) pose il suo mantello sulle acque del lago e quello lo trasportò fin sopra l'isola che dovette debellare da draghi ed altre mostruosità, retaggio del culto pagano. Proprio in quel posto allora sorse la sua basilica e lì, ancora oggi, sono conservate le sue reliquie e quelle dei compagni che lo aiutarono nella sua impresa.