IN VIAGGIO TRA LE LIBRERIE - Emmetag

“Open door, open book, open mind, open heart”. Ero appena entrata in uno dei miei posti preferiti al mondo, la libreria Shakespeare and co. di Parigi, quando ho visto questa frase dipinta su una parete.

Era la prima volta che la leggevo, nonostante questa pittoresca libreria sia uno dei primi posti in cui vado tutte le volte che faccio un salto a Parigi.

Così, dopo averla letta e fotografata, ho iniziato a riflettere su come, nel tempo, sia cambiato il mio modo di viaggiare.

Musei imponenti e iconiche cattedrali lasciano sempre più il posto a vicoletti nascosti e rumorosi mercati, come a dire che la vita vera di una città, la sua essenza e il suo carattere, non siano, o non siano soltanto, quelli rappresentati nelle sale enormi dei loro musei, ma si ritrovino soprattutto in mezzo alla gente, vero tesoro di ogni luogo.

Ecco perché, quando visito una città nuova, o ritorno in una che conosco già, aldilà di quello che ogni guida indica come “le attrazioni imperdibili da vedere in 3 giorni”, cerco sempre qualcosa che la renda davvero unica, che esca dalle pagine della Lonely Planet e che vada dritta al cuore.

Come alcune piccole librerie, luoghi iconici in cui, più che comprare libri, inizi a perderti nei meandri delle storie che in quelle pagine sono racchiuse.

La mia personale lista di “librerie speciali in posti speciali” non può, quindi, che iniziare con Shakespeare and co.

Diventata celebre grazie a Woody Allen, che qui ha ambientato alcune scene di “Midnight in Paris”, questo luogo è molto più che una semplice libreria.

Al suo interno si trovano un pianoforte, una vecchia macchina da scrivere, dei grandi cuscini su cui sedersi anche per delle ore ad ascoltare quel qualcuno che, credetemi, prima o poi arriverà a suonare, e un gatto, che sembra essere lì da tutta la vita, almeno da quando persino Hemingway o Joyce venivano qui a scegliere le loro letture. Ma la cosa che amo di più è la piccola finestra al secondo piano, che regala una delle più belle viste su Notre Dame. Intima e silenziosa.

Fondata 100 anni fa dall’americana Sylvia Beach che la definiva “un’utopia socialista mascherata da libreria”, ha fatto da sfondo ad incontri letterari della cosiddetta generazione perduta, della Beat Generation e offre oggi riparo ad alcuni scrittori squattrinati in cambio di qualche ora di lavoro.

Segnatevi l’indirizzo: 37, rue de la Bûcherie; preparatevi ad emozionarvi in mezzo ad antichi scaffali di legno e ad usare la macchina da scrivere per lasciare un segno del vostro passaggio.

Tra le librerie più belle del mondo, secondo una classifica del quotidiano inglese The Guardian, si annovera la minuscola libreria Atlantis, nel cuore di Santorini, la meravigliosa perla delle Cicladi.

In un tardo pomeriggio di fine settembre, camminavo lungo la pittoresca stradina che conduce alla balconata da cui si ammira quello che è stato definito il tramonto più bello del mondo (quanti primati e quanta bellezza!). Destreggiandomi tra la folla che cercava di guadagnarsi un posto in prima fila per assistere allo spettacolo del calar del sole sull’immensità del Mar Egeo, ho rischiato quasi di non far caso a questa meraviglia.

Mi piace pensare che, in qualche modo, la facciata color ocra su cui è dipinto uno scaffale di legno pieno di libri, abbia richiamato la mia attenzione per farsi scoprire. Un angolo di pace, al riparo dalla folla impazzita di Oìa che corre solo in cerca delle famose cupole blu.

Io, invece, avevo scovato un tesoro.

La libreria nasce dal sogno romantico di Oliver e Craig, due ragazzi inglesi in vacanza a Santorini nel 2002 che, stupiti del fatto che sull’isola non ci fosse una libreria, decisero che, finita l’università, sarebbero tornati per costruirne una. Due anni dopo, nacque Atlantis, che ricorda il nome di Atlantide - il continente sommerso - il cui mito è legato proprio alla storia di Santorini.

Scaffali di legno, pareti dipinte con frasi in ogni lingua e, anche qui, gatti silenziosi che sembrano parte dell’arredamento. All’esterno, una piccola rampa di scale conduce alla terrazza all’aperto con affaccio sul mare blu e qui, su questa terrazza incantevole, una selezione di libri che si possono leggere anche senza acquistarli, dimenticando la folla alle spalle e guardando l’immensità del mare.

Infine, in questa lista non potevo menzionare l’iconica libreria Acqua Alta di Venezia.

Ho scoperto questa città unica al mondo in un weekend di pioggia battente, che ha reso complicato salire e scendere dai suoi ponti o fermarsi ad ammirare i palazzi rinascimentali col naso all’insù. Tuttavia, lo scroscio della pioggia sui canali e l’assenza di turisti tra le sue calli mi hanno rivelato una bellezza estrema che, nei pomeriggi invernali, si veste di un fascino decadente e sussurrato, con poche luci soffuse, quasi a dire che non serve illuminare ciò che risplende già di suo.

Ed è proprio in quest’atmosfera romantica e decadente che il signor Luigi ha aperto la sua libreria, Acqua Alta, perché a Venezia, si sa, l’acqua può diventare davvero molto alta, soprattutto nei pomeriggi invernali di pioggia battente. Così, cataste e cataste di libri di ogni tipo, dalle letterature del mondo, ai fumetti di Tex e Topolino, sono ammassati, in un meraviglioso disordine, su qualsiasi cosa che possa galleggiare.

Una gondola, una barca e persino una vasca da bagno sono gli scaffali di questo luogo senza tempo, in un vicolo poco affollato vicino Piazza San Marco. E, ovviamente, una panca di legno di fronte al canale per fermarsi a leggere.

La lista sarebbe ancora lunga, ma sono queste le mie librerie del cuore, legati a luoghi tanto speciali.

Luoghi speciali che, in un mondo sempre più pieno di enormi spazi asettici, riescono invece a raccontarmi delle storie: quelle che custodiscono tra le pagine dei libri che ne riempiono gli scaffali, e quelle di chi ha avuto il coraggio di creare un luogo oltre il tempo e lo spazio e di portare avanti un sogno oltre i limiti e le barriere.

Open mind, open heart.

parole e scatti di Marika Zirham