La Lucania è una terra misteriosa, ricca di magia, di riti ancestrali che si tramandano da prima che esistesse la religione. Da queste parti, il destino della gente è stato da sempre legato in maniera inscindibile alla terra, alla sua capacità di restituire raccolti più o meno abbondanti in grado di sfamare prima i contadini stessi e poi gli animali. Tra i riti ancestrali, quelli arborei rivestono sicuramente maggiore importanza. Li possiamo trovare in tanti paesi lucani, ognuno con la propria variante, ma quello più famoso è sicuramente “La festa del Maggio” di Accettura, inserito tra “Les fètes du Soleil”, celebrations of the Mediterranean regions, le 47 feste più belle che si celebrano nei paesi bagnati dal Mediterraneo.
Questo rito è giunto fino ai giorni nostri grazie alla sovrapposizione avvenuta nel XVIII
secolo con la festa del protettore degli accetturesi, San Giuliano Martire.
Tutto ha inizio la prima domenica dopo Pasqua, quando un gruppo di volontari si reca nel bosco di Montepiano per scegliere il cerro più alto (all’incirca 30 metri), dritto e sano, che diventerà il Maggio (ossia la parte maschile). La domenica successiva, nella foresta di Gallipoli, si sceglie la Cima, rappresentata da un agrifoglio, che verrà innestata sul Maggio, simboleggiando il matrimonio tra i due alberi.
Una volta abbattuto, il Maggio viene scortecciato dai boscaioli e se ne asportano la cima e le radici. Il tronco così ottenuto viene accompagnato da un corteo formato dalla Croccia, un grosso cerro, e dalle “sc’pond”, cerri più giovani, che verranno impiegati rispettivamente come base e supporto per l’innalzamento del Maggio stesso. Il trasporto avviene ad opera di cinquanta pariglie di buoi, rigorosamente di razza Podolica, fino alle “chiapparedd”, a pochi chilometri di distanza da Accettura. Da qui, dopo una sosta per il pranzo, riparte per giungere nel tardo pomeriggio in paese.
La Cima, invece, viene trasportata a spalla dai volontari, chiamati cimaioli, fino ad Accettura. Qui, giunta nella piazzetta Bronzini, avverrà l’incontro con il Maggio, suo futuro “sposo”. La festa culmina il martedì di Pentecoste, quando in largo San Vito, mediante tecniche arcaiche di innesto si pratica l’unione (il matrimonio) tra il Maggio e la Cima. In contemporanea con l’inizio della processione di San Giuliano Martire, prendono avvio le operazioni di innalzamento del Maggio. Il tutto si concluderà nel momento in cui il santo giunge in largo San Vito, con il Maggio che è completamente eretto. Ricomincia la processione e il Maggio, a questo punto, è pronto per essere scalato da coloro che vogliano emulare il leggendario Giuliano Mariano, conosciuto come “Zizilone”. La festa termina il giorno del Corpus Domini: mediante la successione di colpi di accetta e poi di un tipo di sega manuale, “u strngon”, il Maggio viene buttato a terra.
Il fenomeno è particolarmente complesso ed è stato studiato da diversi antropologi, fra cui Ernesto De Martino e Giovanni Battista Bronzini, il quale gli ha dedicato un libro dal titolo “Accettura: il Contadino, l’Albero, il Santo”. Bronzini definisce questa celebrazione espressione della civiltà contadina e “Unicum a livello europeo”.
Dal punto di vista antropologico, si tratta di celebrazioni che seguono uno schema presente negli antichissimi riti pagani agrari tipici delle popolazioni contadine di molti paesi europei ed hanno lo scopo di portare nel proprio paese e nella propria casa lo spirito fecondatore della natura che si risveglia con la primavera.
Per maggiori informazioni e dettagli sul programma: http://www.ilmaggiodiaccettura.it/
Pro Loco Accettura (Mt)
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parole di Dario Lapadula
scatti a colori tratti da www.ilmaggiodiaccettura.it per gentile concessione di Giovanni Ventura - scatto in b/n di Serena Libutti www.andiamoanozze.com