IO SONO MIA - QUEL RICORDO DI UNA VITA

Nella profonda memoria di ognuno di noi, si nascondo segmenti di vita vissuta che, sottoforma di ricordi, col tempo, non solo ingialliscono ma si mescolano tra di loro dando vita a nuovi ricordi che mutano nella loro primordiale essenza. Alle volte, alla nostra mente, si presentano veri e propri film di una vita mai vissuta e così finiamo col ricordare cose sbagliate che si allontanano dalla realtà dei fatti. Un altro importante fattore che gioca con la nostra memoria, lo ricopre la sensazione, col passare del tempo, che ciò che abbiamo vissuto sia stato non così tanto forte ed importante come ci sembrava allora: un po’ come quando l’amore provato in passato per qualcuno ci sembra, oggi, meno forte dell’amore che proviamo per chi attualmente ci è accanto. Questo, purtroppo, non avviene solo per i sentimenti positivi ma, anche, per quelli negativi. In questo modo si finisce con lo sminuire ciò che è avvenuto nel passato, rifacendoci soltanto al presente.

E così, “per non dimenticare” – si dice – si prendono i ricordi quando sono ancora vividi e li si scrive, li si racconta costantemente per non dimenticarli, per non mescolarli a frammenti di vita inventata, perdendoli per sempre, modificandoli nella loro veridicità. Il film “Io sono Mia”, dedicato all’artista Mia Martini (interpretata da Serena Rossi), andato in onda lo scorso 12 Febbraio su Rai 1, ha voluto proprio scavare nella realtà di quei tesi e tristi ricordi, servendosi di amici e parenti della cantante che, con le loro parole, hanno contribuito non solo a rendere omaggio ad una grande artista, vittima dell’indecenza delle credenze umane, ma anche a sdoganare quello che, forse, per troppo tempo, è stato taciuto: non è maldicenza ma arrogante scaramanzia.

Mia, non ti vogliono nei loro programmi perché dicono che porti sfortuna”.

Oggi siamo così abituati a sentir parlare di violenza sulle donne, che si corre il rischio di non apprezzarne più gli aspetti più sottili di una pratica che non si presenta solo sottoforma di schiaffi e pugni – e nel peggiore dei casi con la morte per mano altrui – ma anche sottoforma di parole o “contenuti latenti” nei gesti, negli sguardi e nel non detto. Eppure, in quegli anni in cui le donne cercavano di emergere in tanti campi, questa pratica è passata inosservata.

E dopo il caso di Mia Martini, a distanza di anni, tanti altri casi simili si sono presentati nel mondo dello spettacolo, come, ad esempio, ai danni di Marco Masini, etichettato anch’egli come “portatore sano di jella”. Il più delle volte vengono colpite persone che non hanno timore di mostrare la loro tristezza, che non hanno paura a sembrare esseri umani. Questo perché la società, evidentemente, ci vuole tutti perfetti, sorridenti, positivi e pronti a rinnegare il nostro lato più oscuro, quello negativo, quello triste.

Io sono Mia”, dunque, un nome ma anche un aggettivo : Io possiedo la Mia anima, la Mia arte, la Mia passione, la Mia debolezza, la Mia gioia, la Mia tristezza, la Mia paura, la Mia femminilità, la Mia follia, la Mia storia, la Mia positività, la Mia negatività. La Mia vita. Tutto quello che l’ignoranza ha distrutto: il ciclone generato ha urtato con violenza un vaso di cristallo, rompendolo in mille pezzi. E fosse almeno servito a qualcosa.

parole di Anna Maria Bortone

Foto di www.supereva.it

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