Fa bene in alcuni momenti
il ritornar bambini
e non vi è miglior momento
del buon semplice Natale,
festa di Dio fattosi bimbo.
Mi guardo intorno e l’occhio si perde,
si stanca mirando le troppe luci,
si bagna per l’indifferenza
e la vanagloria della corsa al regalo.
Oggi sembra una mera cerimonia domestica,
magra festicciola di dolciumi e balocchi.
Prova a mutare il cuore del giorno,
lasciati andare all’estasi
dell’essere come prima,
dell’essere pargoletto.
Le campane a festa, nuovi rintocchi, canti familiari…
Vi saranno ancora le lunghe notti di quel Natale,
con gli angeli e i pastorelli,
in questo mondo ormai troppo silvano
e così estraneo allo Spirito d’Amore.
Mi sembra di udire ancora
la musica della solenne messa di mezzanotte,
mi sembra di vedere ancora
come luci d’albero la dolcezza di quei sorrisi:
queste, le uniche cose degne del mio Natale.
Colui che è ricco dentro
è proprio come quella stanza
zeppa d’addobbi e di umori,
calda, luminosa e pronta per l’annuncio
seppure fuori vi sia la neve ed il gelo.
Ma non vi sarà gioia né festa
senza famiglia, senza innocenza,
senza l’accoglienza nei cuori
di quel Gesù, Nuovo Bambino.
Ahimè, perché aspettare il Natale
per iniziare ad amare?
versi di Angelo Di Luca
dipinto di autore ignoto risalente al 1515, intitolato L’adorazione del Cristo Bambino