Una storia di famiglia, che affonda le sue origini nell’800. Una storia odierna, al sapore di erbe di campo e di mitologia. Una storia che parla di persone, oltre che di prodotti - quelli de “Il Tarassaco”.
Fabio Bortesi, che mi ha gentilmente aperto le porte di casa sua, si racconta: formazione classica, un passato da commerciale per una multinazionale e poi il ritorno alle origini.
Il suo trisavolo, Luigi Trentini, è stato emigrante in Francia, dove ha acquisito il nome di Luison Trenten. È stato lì nel periodo delle crisi agricole, imparando a curare abitanti e animali, solo con miscele naturali.
Dopo di lui, il bisnonno, Alcide Trentini, mantovano ma con un passato friulano: era un vero e proprio consulente enologo e, dato il suo amore per distillati e amari, ha iniziato a produrli.
Si spostava spesso per lavoro, ma riceveva i suoi “clienti” nella sala d’aspetto della stazione dei treni di Mantova e Suzzara. Era diventato il suo ufficio istituzionale, tant’è che l’aveva scritto anche sul suo bigliettino da visita.
Prima di arrivare a Fabio, non si può non parlare del nonno: Luigi Trentini Secondo, una figura fondamentale per la sua passione. Mago del baratto, capelli lunghi a coda, è stato commerciante di vini, quadri e stoffe, dopo un primo lavoro in una fiaschetteria a Bergamo, che il padre aveva aperto. Luigi, arrivato a 40 anni, ha deciso di tornare alle tradizioni di famiglia, dedicandosi all’attività di erborista ambulante che già il padre Alcide aveva cominciato, spostandosi con il carretto di corte in corte per sistemare i vini e portare erbe curative.
Ha perfezionato le ricette dei preparati e ha iniziato a partecipare alle fiere locali, dove un piccolo Fabio, che all’epoca aveva solo 10 anni, lo accompagnava volentieri. È stato lì che ha memorizzato e fatto sue le nozioni e i racconti sulle proprietà delle erbe, quelli che, da qualche anno a questa parte, divulga con tanta passione.
Prepara ancora gli infusi, Fabio, seguendo le ricette dei suoi avi e prediligendo l’estrazione acquosa - senza conservanti, coloranti e alcool – e gli estratti secchi, che vengono per lo più prodotti freschi ogni mese, per mantenere inalterati i principi attivi.
Pur essendosi allontanato dal mondo erboristico durante il periodo del liceo, Fabio non ha completamente tagliato il cordone ombelicale, dedicandosi alle erbe dal punto di vista letterario, mitologico e favolistico.
Per comprendere meglio le ricette di famiglia, ha anche iniziato a studiare l’intelligenza vegetale: “Le piante sono in grado di vedere, sentire e comunicare. I geni umani della vista, per esempio, sono molto simili a quelli delle piante. La loro grandezza è che sono adatte e adattabili all’ambiente. Se ci troviamo davanti a un pericolo, noi possiamo spostarci, loro no. Per questo, devono adeguarsi necessariamente al contesto che le circonda”.
Le sue iniziative, non si fermano mai: in collaborazione con Stefano Todeschi sta progettando un laboratorio teatrale, che si concentra sul ruolo fondamentale della figura femminile nei secoli, attraverso miti e racconti, tutti legati al mondo naturale. Con Caffè Teatro di Gonzaga e Dogana - Enoteca Osteria a Moglia, invece, da novembre ad aprile, ha organizzato “Corso di cucina magica e altri rimedi”, con le ricette di Marcello Calendi e l’attrice Gloria Varini, dal concept davvero originale. Io proverò a partecipare ad almeno una delle serate (dopo la cena alla Ristosalumeria sono rimasta affascinata), anche per rincontrare Fabio e la moglie Elena, che con gioia lo accompagna a tutte le sue iniziative. E voi, siete attratti come me dal mondo vegetale? Fatecelo sapere!
parole e scatti di Mariacristina De Luca
scatti d’epoca per gentile concessione di Fabio Bortesi
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