“Non si impara a recitare ma ad usare emozioni e sentimenti” – Marion Cotillard
Ho sempre pensato che fosse impossibile scegliere di appartenere ad un’arte, ma che fosse piuttosto quell’arte a scegliere di appartenere a te. E così in un gioco inconsapevole di incastri, la mia esistenza vibrante ha incontrato la recitazione, un’amica spietata e devota che ti offre l’opportunità di vedere i tuoi bisogni, i tuoi limiti e le tue possibilità e ti chiede senza se e ma di condividerli. Un incontro di quelli che senti destinati a durare e così il tempo di sbrigare i convenevoli e ti ritrovi su un palcoscenico con la voglia di andare, ma senza pensare al ritorno, in un tempo sempre presente affidato a te e alla tua cura. Eccoti a vivere entrate ed uscite di scena in un’alternanza tra tragico e comico capendo che sarà l’unico modo di affrontare la vita per poi ritrovarti ad applaudirla, con la sensazione sempre costante di essere coinvolta e sapendo che non avrai un altro momento uguale, quindi ti sentirai in diritto di sfiorarlo e salutarlo. Si avvierà un gioco che ti richiederà di portare la recitazione in quello che vivrai e la tua vita nella recitazione. Così ingigantita su un falso piano convivrai con la sensazione di essere negli occhi degli altri e che la tua voce dovrà far vibrare il tuo pubblico nel buio e nel silenzio, che dovrai creare facendolo sentire appartenente. A te l’ambizione di far nascere amori, produrre dolore, condannare, comprendere, far riflettere scuotendo coscienze e facendo vibrare anime in una dimensione simile a quella del sogno dolce e sensuale o amaro e forte. Dall’alto di questa complessità e pienezza mi sento di augurarti la mia musa capace di donare pause e libertà e unicità come approccio alla vita.
parole di Giovanna Fiore
scatti i primi due tratti dal web, il terzo di Maria Vastola